La violenza domestica ha una sua storia culturale di cui è necessario essere consapevoli per definire anche gli strumenti più idonei a contrastarla. Quando si parla di violenza sulle donne, come ormai è noto, si deve parlare spesso di violenza maschile nei confronti delle donne, esercitata in un ambito familiare e affettivo.

I numeri del fenomeno sono noti: l’indagine ISTAT del 2021 ha rivelato che 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale. 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.

Un nodo della questione appare sempre più dirimente: gli episodi di violenza sulle donne non riguardano i singoli casi, ma investono la società nel suo complesso. Non si tratta, cioè, solo di questioni che hanno un significato privato, bensì pubblico e politico. Del resto, già la Dichiarazione ONU sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, del 1993, era chiara sul punto: «La violenza contro le donne – sottolineava – è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne».

L’AICS e la Mezza del Mugello sono schieratati senza se e senza ma nella battaglia contro ogni forma di violenza, specie quella contro le donne.

La violenza di genere, peraltro, non è un’emergenza contemporanea, ma un dato strutturale della società patriarcale. E come tale non è solo un problema di “ordine” pubblico: servono quindi incisive politiche di prevenzione e formazione. Dei più giovani, anzitutto; ma anche di chi di violenza si occupa ogni giorno, a vario titolo.

Riflettere su questi temi ci aiuterà a capire meglio il fenomeno e a migliorare le pratiche di intervento, evitando ad esempio la cosiddetta “rivittimizzazione” delle donne che denunciano, doppiamente vittime, cioè, di uomini violenti e di un sistema che troppo spesso non funziona nella loro tutela.

Parlare di femminicidio significa in definitiva parlare di democrazia: non si tratta “solo” dei diritti umani di metà della popolazione mondiale. Estirpare alla radice la violenza di genere è anche presupposto necessario per rifondare il patto della nostra convivenza sociale su una vera democrazia di genere.